Alessandro Barbero, professore di Storia medievale presso l'Università degli Studi del Piemonte Orientale, ha tenuto la lezione “Richard Sorge, la spia perfetta: un caso di studio” al Master in Intelligence dell’Università della Calabria, diretto da Mario Caligiuri. “Per comprendere la figura di Richard Sorge - ha esordito - è necessario contestualizzare il periodo storico in cui ha operato, gli anni Trenta del Novecento”.
A livello istituzionale, il Giappone della metà degli anni Trenta è caratterizzato da un Governo, un Parlamento, una stampa e una magistratura libere, ma nel tempo stesso una presenza ingombrante dei militari. Questi ultimi erano molto divisi al proprio interno con una fazione moderata maggioritaria e una estremista, che peró prevaleva tra i giovani ufficiali che volevano trasformare il Giappone in una potenza imperiale in Asia. A causa della scarsa apertura del Giappone agli stranieri e della diffidenza verso gli stranieri, in Occidente si fa fatica a comprendere quello che sta realmente accadendo. Inoltre, i giapponesi che intrattengono rapporti con gli stranieri sono visti con sospetto da parte delle autorità locali. L’unico che sembra orientarsi nel caos nipponico è un giornalista europeo, Richard Sorge, tedesco, iscritto al partito nazista, competente anche di Cina, che parla perfettamente la lingua giapponese, muovendosi con disinvoltura nella società nipponica. Trascorre molto tempo a studiare, leggendo tra l’altro libri sulla cultura giapponese la cui vendita era proibita agli stranieri. Sorge è anche amico intimo dell’addetto militare tedesco tanto che l’ambasciata tedesca a Tokyo lo reputa un collaboratore indispensabile. In realtà, Sorge, classe 1895, di formazione economica e sociologica, di madre russa e padre tedesco, era a capo di una rete di spionaggio sovietica, messa in piedi dallo stesso Sorge, che raccoglieva informazioni per trasmetterle a Mosca. Nel 1938 Sorge arrivò a fornire informazioni a Mosca in modalità che adesso definiremmo in tempo reale. Per operare sia in Cina sia in Giappone, Sorge ricorse al suo vero nome e, data l’assenza di rapporti tra i due Paesi dell’estremo Oriente con l’Unione Sovietica, alla sua nazionalità tedesca. In entrambi i casi si presentó come giornalista esperto del Paese, come corrispondente per testate giornalistiche tedesche. Sorge riteneva che l’identità dovesse essere la più autentica possibile, in quanto era convinto che meno bugie venissero dette minore sarebbe stata la possibilità di essere scoperti. Le rete di spie allestita da Sorge in Giappone fu scoperta per caso nel 1941, quando venne arrestato dalla polizia giapponese. I diplomatici teseschi protestarono poichè lo ritenevano un collaboratore prezioso e l’ambasciatore andò personalmente a trovarlo in carcere.
Tutto peró venne alla luce e i membri della rete spionistica vennero regolarmente processati e Sorge e Ozaki furono condannati a morte. Sorge, secondo Barbero, puó considerarsi una delle spie più competenti di tutti i tempi, esaltando la fondamentale dimensione umana, psicologica e culturale dell’Intelligence.
AGOSTINO VITTORIA PIA
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