
La Reggina, dopo la disfatta col Cittadella utile nel constatare il cambio di filosofia imposto dal neo-tecnico Baroni, dimostra un ulteriore e deciso passo in avanti nella manovra dopo il pari di Vicenza, schierandosi a Reggio Emilia con un 4-2-3-1 flessibile che si trasforma in un 4-4-1-1 in fase di non possesso, dove Bianchi e Crisetig hanno schermato la difesa, caratterizzata da una linea più alta rispetto alle uscite precedenti e Folorunsho perfetto collante con il reparto offensivo. La punta scelta quest’oggi è Rigoberto Rivas, scuola Inter, scelta quasi obbligata (nonostante sia fuori ruolo) viste le assenze degli attaccanti titolari, ma che ha aperto alla possibilità di giocare più in profondità, senza un riferimento centrale fisso. Intelligente la scelta di Baroni nello schierare Liotti sull’out sinistro, avendo già dimostrato quest’anno una decisiva concretezza sotto porta.
La Reggiana, schierata col suo solito 3-4-1-2 dinamico, vede in Radrezza il proprio faro, impegnato nell’impensierire i mediani amaranto scivolando alle loro spalle, ma soprattutto attuare un primo pressing in fase di possesso avversario, con lo scopo di inibire una soluzione qualitativa come Crisetig.
Il primo tempo si conclude con 2 occasioni nitide per la squadra di Baroni, scesa decisamente meglio in campo ma incapace di finalizzare. L’idea dei calabresi è chiara: eludere il primo pressing avversario, giocando il pallone palla a terra, cercando in posizione centrale una soluzione offensiva e lanciando in profondità i suoi esterni. La Reggiana si limita nel difendersi (con una linea decisamente bassa), creando densità nella propria area, schiacciandosi troppo, costringendo i propri attaccanti a ridurre lo spazio tra le linee arretrando fino alla propria mediana.
Nella prima parte del secondo tempo abbiamo potuto notare continuità con lo spartito visto nella prima frazione: Reggina che governa il gioco, cercando di innescare Rivas anche con qualche lancio dall’esterno, Reggiana che rimane bassa e punta sulle ripartenze veloci coi suoi uomini di qualità Kargbo e Radrezza. Gli strappi di Folorunsho sono stati l’incubo degli uomini di Alvini, in grado di saltare l’uomo con costanza. Radrezza rimane l’uomo più pericoloso nelle file emiliane, creandosi da solo una delle occasioni più limpide della partita al 55esimo, grazie ad un 1-2 veloce partito da un suo dribbling, ma conclusosi in un nulla di fatto. Col passare dei minuti la squadra di Baroni è andata via via calando d’intensità, ed al 62esimo il tecnico decide di inserire Bellomo per Liotti, quest’ultimo ormai poco lucido. Con l’entrata del giocatore pugliese, la Reggina si rischiera con un 4-3-3 atipico in fase offensiva, Folorunsho e Bellomo a sostegno di Rivas, e Situm galleggiante tra mezz’ala e trequartista laterale a seconda della posizione dell’esterno sinistro Germoni (che ha sostituito un impalpabile Kirwan). In fase difensiva evidenziamo il 4-4-1-1 già intravisto nel primo tempo con Bellomo e Situm pronti a trasformarsi in esterni di centrocampo. Il tecnico Alvini saggiamente, decide di sacrificare Muratore a uomo su Folorunsho, identificandolo come variabile impazzita nel suo scacchiere tattico. all’85esimo proprio quando la Reggina tentava gli assalti finali, un lancio ad innescare la velocità di Kargbo, costringe Stavropoulos al secondo giallo e lasciando i suoi in 10 uomini. Il 5-3-1 conseguente all’inserimento di Cionek per Bianchi (ed in precedenza di Rolando per Situm) con l’abbassamento delle ali offensive a mezz’ali, ha subito portato al vantaggio amaranto, che nonostante l’inferiorità numerica ha mantenuto il suo credo tattico, lavorando un ottimo pallone sull’out di destra arrivando al vantaggio di Bellomo, lasciato solo in area, dopo una respinta centrale del portiere Cerofolini.
Gli assalti finali della Reggiana, sono confusi e disordinati, basandosi solo su palloni alti provando ad approfittare in qualche errore individuale dei difensori amaranto, che questa volta hanno ben respinto le minacce avversarie portando a casa i 3 punti.
Antonio Agostino
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