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23-07-2014 09:39 OPERAZIONE DEI CARABINIERI NEL MELITESE
OPERAZIONE DEI CARABINIERI NEL MELITESE

I carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, in esecuzione di due diversi provvedimenti restrittivi, hanno arrestato quattro presunti appartenenti alla 'ndrangheta, e precisamente alla cosca "Iamonte", operante a Melito di Porto Salvo e territori limitrofi, accusati di associazione di tipo mafioso. I quattro arrestati sono Carmelo Iamonte, 49enne, di Montebello Jonico; Gianpaolo Chila', 36enne, Bartolo Verduci, 28enne, e Francesco Verduci, 26enne, tutti e tre nati a Melito Porto Salvo. I primi due sono stati arrestati il 16 luglio, in esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Procura Distrettuale di Reggio Calabria, convalidato poi dal gip che ha disposto la loro custodia in carcere. Gli ultimi due, invece, sono stati arrestati ieri, in esecuzione di un'ordinanza di applicazione di misura cautelare emessa dallo stesso gip sempre su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria. Le indagini dei carabinieri, coordinate dalla DDA di Reggio Calabria, hanno permesso di confermare come la cosca, nonostante i colpi inferti recentemente con le operazioni "Crimine", "Ada" e "Sipario", abbia continuato a esercitare un'infiltrazione pervasiva all'interno della comunita', riuscendo a condizionarne le attivita' economiche e le scelte politiche. Alla base del provvedimento di fermo della Procura Distrettuale vi era il pericolo di fuga dei primi due indagati, al corrente del fatto che la magistratura avesse notizie da un collaboratore anche prima dell'esecuzione dell'operazione "Sipario". Secondo l'attivita' di indagine, Carmelo Iamonte sarebbe il capo indiscusso dell'omonima cosca, mentre Chila' viene indicato dal collaboratore come un affiliato alla cosca stessa, appartenente alla "societa' minore" della cosiddetta 'locale' di Melito Porto Salvo. Quanto a Bartolo e Francesco Verduci, cugini fra loro, le indagini hanno dimostrato - viene fatto rilevare dagli investigatori - il loro presunto rapporto con la cosca Iamonte. E questo era gia' emerso da alcune conversazioni telefoniche captate nell'ambito dell'operazione "Ada", di cui, successivamente, uno dei due conversanti - divenuto poi collaboratore di giustizia - avrebbe confermato contenuto, significato e rilevanza specifica rispetto a quanto gia' dedotto all'epoca dagli investigatori.

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